Pitis Raul
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BIOGRAFIA
Raul Pitis, in arte Visionart, nasce a Saint-Aubin Neuchatel, in Svizzera, il 23 marzo 1966.
Nel 1998 sposa Francesca, che da subito ammira e appoggia la sua attività di fotografo. Durante gli anni i soggetti delle sue foto subiscono un continuo cambiamento ed il suo interesse si sposta dalle chiese e le ville fotografate nell’infanzia, al ritratto di persone famose per poi stabilizzarsi su modelle sempre meno vestite, mettendo in luce la sua predilezione per il nudo artistico.
Il dolore e l’angoscia dovuti alla tragica scomparsa di due persone molto amate si ripercuotono quasi subito sulla sua rappresentazione fotografica: inizia una ricerca volta a rappresentare non più il bello classico ma il suo turbamento interiore e le inquietudini che accompagnano la sua esistenza.
La fotografia diventa un’elaborazione del disagio interiore dettato dal conflitto tra la realtà e il desiderio di affidarsi alla passione e alla fede cristiana.
Le sue foto ritraggono modelle o persone comuni spoglie di ogni abito, quasi a voler mettere a nudo la loro essenza, ma in pose quasi sacre, volendo creare un misto di sacro e profano mai volgare. La sua fotografia cerca di rappresentare al meglio il connubio della vita reale, colma di gioie ma anche di forti dolori, con la fede religiosa.
Il suo obiettivo non è quello di rappresentare il bello nella maniera canonica e classica, ma è quello di trasmettere in colui che osserva attraverso le immagini un'emozione o un pensiero, seguendo la sua definizione di fotografia: "quell'attimo d'infinito custodito in noi".
Contatti:
e-mail: [email protected]
cellulare: 339-1851896
telefono: 0432-852674
Raul Pitis, in arte Visionart, nasce a Saint-Aubin Neuchatel, in Svizzera, il 23 marzo 1966.
Nel 1998 sposa Francesca, che da subito ammira e appoggia la sua attività di fotografo. Durante gli anni i soggetti delle sue foto subiscono un continuo cambiamento ed il suo interesse si sposta dalle chiese e le ville fotografate nell’infanzia, al ritratto di persone famose per poi stabilizzarsi su modelle sempre meno vestite, mettendo in luce la sua predilezione per il nudo artistico.
Il dolore e l’angoscia dovuti alla tragica scomparsa di due persone molto amate si ripercuotono quasi subito sulla sua rappresentazione fotografica: inizia una ricerca volta a rappresentare non più il bello classico ma il suo turbamento interiore e le inquietudini che accompagnano la sua esistenza.
La fotografia diventa un’elaborazione del disagio interiore dettato dal conflitto tra la realtà e il desiderio di affidarsi alla passione e alla fede cristiana.
Le sue foto ritraggono modelle o persone comuni spoglie di ogni abito, quasi a voler mettere a nudo la loro essenza, ma in pose quasi sacre, volendo creare un misto di sacro e profano mai volgare. La sua fotografia cerca di rappresentare al meglio il connubio della vita reale, colma di gioie ma anche di forti dolori, con la fede religiosa.
Il suo obiettivo non è quello di rappresentare il bello nella maniera canonica e classica, ma è quello di trasmettere in colui che osserva attraverso le immagini un'emozione o un pensiero, seguendo la sua definizione di fotografia: "quell'attimo d'infinito custodito in noi".
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